Il primo processo con condanna a Ilaria Bugetti arriva dal Pd: tra la freddezza e l’isolamento di Prato
21/07/25
La vicenda giudiziaria della sindaca Pd di Prato, Ilaria Bugetti, ha segnato un punto di svolta doloroso non solo per la città, ma anche per il Partito Democratico che l’aveva fatta diventare simbolo nazionale del cosiddetto “campo largo”.
E' quindi paradossale che il primo “processo” con condanna che Bugetti ha subito é quello politico interno al suo partito.
Mentre a Milano, di fronte all’inchiesta giudiziaria che coinvolge il sindaco Beppe Sala, il Pd nazionale ha mostrato solidarietà e mobilitazione, a Prato la vicenda Bugetti ha vissuto una stagione di freddezza, distacco e quasi isolamento.
Non sono infatti mancati attestati di sostegno al collega milanese, blindato apertamente dalla segreteria nazionale guidata da Elly Schlein e da importanti esponenti della componente riformista del partito.
Al contrario, per Bugetti le manifestazioni di solidarietà si sono limitate alle primissime fasi, subito dopo lo scoppio dell’inchiesta, per poi lasciarla quasi sola durante il percorso che ha portato alle sue dimissioni.
Eppure Bugetti non era una sindaca qualunque. Era il simbolo più visibile di un Pd toscano e nazionale che puntava a riconquistare il territorio, incarnando con la sua vittoria del 2024 un modello di alleanza ampia, la cosiddetta “campo largo”, in cui il centrosinistra tutto si univa contro il centrodestra.
La sua elezione era stata mostrata come un esempio virtuoso, una vittoria da portare in palmo di mano a livello nazionale.
Tuttavia, quando l’indagine sulla corruzione ha colpito il Comune di Prato, il Pd locale si è trovato spiazzato e diviso.
Mentre la segreteria regionale e figure come Emiliano Fossi hanno mantenuto qualche segnale di vicinanza, dal livello nazionale sono arrivati pochi segnali concreti di sostegno.
Marco Biagioni, segretario provinciale e principale artefice della candidatura Bugetti, ha dovuto marcare una netta distinzione, sottolineando la necessità di una nuova stagione politica fondata su innovazione e cambiamento, più che sulle persone.
Il Pd di Prato, travolto dalle dimissioni di Bugetti e dal commissariamento del Comune, ha dovuto riconoscere la propria responsabilità politica e organizzativa.
In una riunione fiume della Direzione provinciale, a cui ha partecipato anche la stessa ex sindaca per la prima volta dopo le dimissioni, il partito ha aperto una fase di autocritica e ricerca di ricomposizione in vista delle elezioni regionali.
Tuttavia, quella stessa Direzione ha mostrato tensioni e divisioni, con scontri duri tra le componenti riformiste e la segreteria di Biagioni, che ha provato invano a far approvare un documento politico di scuse e rilancio.
La situazione ha certificato un Pd “bifronte” di fronte ai processi giudiziari: da un lato la difesa e solidarietà a Milano, dall’altro il distacco e la dura autocritica a Prato.
Bugetti è stata accolta come “innocente fino a prova contraria”, ma politicamente condannata da un partito che ha dovuto marcare la distanza per tutelare la sua immagine e prepararsi a una difficile campagna elettorale.
Il caso Bugetti ha lasciato una scia di dubbi e di ferite, ma ha anche imposto al Pd di Prato un doloroso confronto interno.
L’ex sindaca ha dichiarato di essersi dimessa per senso del dovere e di voler lasciare la città nelle mani di un tecnico, denunciando la scomparsa della politica reale nel Comune.
Nel frattempo, il Pd locale si prepara a una nuova fase, tra l’attesa di un congresso e l’urgenza di ricostruire fiducia con la città.
E' quindi evidente che il primo “processo” e la prima condanna politica a Ilaria Bugetti sono arrivati proprio dal suo partito, che ha scelto di tagliare i ponti per "proteggersi", lasciandola quasi sola in una lunga estate di crisi e divisioni interne.
Il carro del vincitore è spesso affollato, ma qui il percorso è stato breve.