Toscana 2025: Giani vince, ma che prezzo ha la fedeltà al vecchio schema?
Eugenio Giani è stato rieletto presidente della Toscana con il 53,92% dei voti contro il 40,90% dello sfidante del centrodestra, Alessandro Tomasi. Affluenza in discesa: il 47,73%, quasi 15 punti in meno rispetto al 2020, segno che molti cittadini si sono staccati, ma non abbastanza da cambiare il risultato.
Da quasi 50 anni la sinistra governa in Toscana: un dato che pesa, ma che non giustifica lo scarso impulso al cambiamento che molti elettori affermano di volere. Anche nelle zone colpite da alluvioni, fiumi traboccati, problemi idrici – emergenze che chiederebbero capacità amministrative robuste e innovazione – il consenso per Giani non ha vacillato. Perché? Perché per molti è il brand “sinistra in Toscana”, la rassicurazione di un’identità consolidata, più che una valutazione reale delle performance.
È tempo di chiedersi se la fedeltà degli elettori sia diventata cieca: il modello clientelare, con incarichi, visibilità e favori distribuiti, ha soppiantato la meritocrazia?
Da decenni, la sinistra regionale ha coltivato una classe dirigente che spesso premia l’appartenenza politica sopra la competenza. Il rischio è che ciò generi inefficienza, sprechi, disservizi che diventano ordinarietà.
Un esempio lampante: la sanità regionale. Contrariamente alle affermazioni che definiscono gli ospedali toscani tra i migliori, ci sono strutture in posizioni basse nelle classifiche nazionali. Prato, ad esempio, appare al 125° posto nella classifica “Migliori ospedali d’Italia” stilata da StrettoWeb, con il suo Nuovo Ospedale di Prato (Santo Stefano) in quella posizione.
Nel 2014 la Regione Toscana aveva promosso e sostenuto la nascita di un parco naturalistico nell’area a nord-ovest di Firenze, come esempio di tutela ambientale e riqualificazione del territorio. Oggi, però, quegli stessi amministratori vogliono costruirci sopra la nuova pista dell’aeroporto di Firenze-Peretola, cancellando di fatto ciò che hannoappena creato, e che con i nostri soldi pagato.
Un cortocircuito politico e amministrativo che dimostra quanto la pianificazione in Toscana non segua una visione coerente e sostenibile, ma piuttosto interessi mutevoli, logiche di potere e compromessi. Si proclama la difesa dell’ambiente, e pochi anni dopo si approva un progetto che lo devasta.
Questo mostra una Regione che decide, disegna e riprogetta spesso a posteriori, con contenziosi, senza visione chiara: un deficit di politica attiva, non un problema solo di risorse.
Ogni evoluzione politica richiede cambiamento: non basta cambiare il volto – serve cambiare i criteri. Serve che gli elettori smettano di votare per appartenenza o per continuità e comincino a domandare competenza, risultati concreti, visione per l’acqua, per la sicurezza idrica, per la protezione del suolo, per ospedali che funzionano davvero.
Finché basterà il marchio “sinistra Toscana”, finché il clientelismo resterà premiato, poco cambierà. Giani ha vinto – ma la partita vera comincia ora, quando dovrà dimostrare che i 50 anni non sono serviti solo a costruire consenso, ma a costruire un futuro migliore.